ESERCITAZIONE 2

CONSEGNE: 1). Leggere/comprendere e interpretare i documenti.

                         2). Selezionare i contenuti e le informazioni.

                         3). Scrivere, per ogni documento, delle sintesi dei contenuti e delle informazioni o al limite delle parole/concetti-chiave.

                         4). Confrontare le sintesi, per evidenziare analogie e differenze, e avere così un quadro completo.

 

TIPOLOGIA B

2. AMBITO STORCO - POLITICO

ARGOMENTO: La memoria dello Shoah.

 

DOCUMENTO 1

«Il mondo disumano creato dalla tirannia omicida disumanizzò le proprie vit­time e coloro che assistettero passivamente alla persecuzione, forzando gli uni e gli altri a usare la logica dell'autoconservazione come assoluzione dall'accusa di insensibilità morale e di inazione. Nessuno può essere giudicato colpevole sem­plicemente per aver ceduto a tale pressione. Ma nessuno può essere esentato dal­la disapprovazione di sé per aver ceduto. Soltanto se si prova vergogna per la propria debolezza, si può finalmente infrangere quella prigione mentale che è so­pravvissuta ai suoi costruttori e alle sue guardie. Il nostro compito odierno è quello di distruggere la capacità della tirannide di continuare a tenere in catene vittime e testimoni molto dopo che la prigione è stata smantellata.

Z. Bauman, Modernità e olocausto, Bologna, Il Mulino, 1992

DOCUMENTO 2 

«Qualunque pietra tu alzi

li discopri, coloro cui occorre

il riparo delle pietre:

denudati, rinnovano il loro intreccio.

 

Qualunque tronco tu abbatti

inchiodi assi

d'un giaciglio, ove

di nuovo s'ammucchiano le anime,

come se non si scotesse

anche quest' Era.

 

Qualunque parola tu dica

rendi grazie

alla perdizione.

Da P. Celan, Di soglia in soglia. ».

 

DOCUMENTO 3

«Se ci siamo soffermati tanto su questo aspetto della storia dello sterminio, aspetto che il processo di Gerusalemme mancò di presentare al mondo nelle sue vere dimensioni, è perché esso permette di farsi un'idea esatta della vastità del crollo morale provocato dai nazisti nella "rispettabile" società europea - non so­lo in Germania ma in quasi tutti i paesi, non solo tra i persecutori ma anche tra le vittime. [ ... ] , E uno dei principali argomenti di Eichmann, al processo, fu appunto che nes­suna voce si era levata dall'esterno a svegliare la sua coscienza, e l'accusa fece di tutto per dimostrare che era vero il contrario, che c'erano state voci che egli avrebbe potuto ascoltare, e che comunque lui aveva svolto il suo lavoro con uno zelo che nessuno gli aveva richiesto. Questo era esatto; sennonché, per quanto strano possa suonare, quello zelo non era del tutto indipendente dall'ambiguità delle voci che di tanto in tanto cercarono di trattenerlo. Qui accenneremo sol- tanto alla cosiddetta "emigrazione interna": cioè al fatto che in Germania, dopo la guerra, molti individui che nel terzo Reich rivestirono cariche anche impor­tanti hanno detto a se stessi e al mondo di essere stati sempre «interiormente contrari» al regime. Qui non si tratta di stabilire se costoro dicano o non dica­no la verità. La cosa che conta è che nell'atmosfera gravida di segretezza del re­gime hitleriano nessun segreto fu mantenuto così bene come questa «opposi­zione interiore». Fino a un certo punto ciò è comprensibile, se si pensa al terro­rismo nazista; come ha raccontato a me un "emigrante interno" assai noto, che certamente è convinto di aver agito bene, "esteriormente" questa gente doveva mostrarsi ancor più nazista dei nazisti comuni, proprio allo scopo di mantene­re il segreto. [ ... ] E perciò l'unico modo possibile di continuare a vivere in Ger­mania e di non seguire i nazisti era sparire completamente: il «ritiro da ogni si­gnificativa partecipazione alla vita pubblica» fu in effetti l'unico sistema con cui uno poteva limitare la colpevolezza individuale [ ... ]. Ammesso che il termine abbia un senso, ['''emigrante interno" poteva essere soltanto una persona che vi­veva «quasi al bando tra la propria gente, in mezzo a masse fanatiche».

H. Arendr, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Milano, Felrrinelli, 1999

DOCUMENTO 4 

«... Questo mio libro [...] non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull'inquietante argomento dei campi di distruzione. Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell'animo umano. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che "ogni straniero è nemico". Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo ». 

P. Levi, Prefazione, Se questo è un uomo, Torino, Einaudi, 1964